Fragolina

17.08.2018



" Vieni più vicino" disse Hermes seduto al bordo del letto, strisciai verso di Lui fermandomi ai Suoi piedi; 

" Mettiti in ginocchio sul bordo del letto!". obbedii, posizionandomi a novanta gradi, con le ginocchia sul pavimento ed il petto sul letto, in attesa.

 Gli occhi grigi di Hermes mi avevano fatto capire che voleva farmi male, indossava i suoi pantaloni larghi comodi, stile indiano, scalzo, il petto nudo, i lunghissimi dreads biondi sciolti lungo la schiena .

Un Dio antico e bellissimo, che non temeva di causarmi dolore! Non finii il pensiero, che il primo colpo di cinta mi colpì in pieno!

 " Conta, cagna!" ordinò Lui.

Dieci colpi di cinghia contati uno ad uno, senza tregua, senza indugi, sulla mia candida pelle. Il cuoio fa male, segna la pelle in profondità, facendo apparire un rossore vivido, e le striature con il bianco candido accentuano tutto; una tacita allegoria fra anima e corpo. Godevo mentalmente della mia bravura nell' incassare ogni colpo, ma Hermes non sembrava soddisfatto. 

" Vieni Elena, distenditi sul letto." obbedii ancora, scivolando pancia sotto, e lo vidi con la coda dell' occhio prendere la grossa candela che illuminava la stanza.

Avevo giocato spesso con la cera, ma mai sulla pelle martoriata... sentir colare le goccie ebbe lo stesso effetto di esser trafitta da mille spilli arroventati; urlai!

 " Più urli, più ti disperi, più continuo!" disse Hermes senza scomporsi, e sapevo che lo avrebbe fatto! Affondai la mia faccia fra le coperte, con le lacrime che rigavano il mio volto, fin quando esclamò:

 " E' quasi perfetto, ferma così" e aprendo il frigobar prese dal cesto della frutta una fragola, che posizionò fra le mie natiche

 " Ecco, ora sei magnifica; un' opera d' arte, la mia Musa." e scattò una foto alla Sua creazione, mangiò la fragola e mi baciò con avidità.

 D' altronde ero Sua, la Sua Musa.

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